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Dispari&Dispari inaugura la stagione espositiva 2006/2007 ponendosi un semplice eppur fondamentale quesito: What Happens? Cosa [ci] succede? Campo d’indagine sono le città di tutto il mondo, quei centri urbani che sempre più sono soggetti a continue, repentine, trasformazioni sociali. Cantieri a cielo aperto, culle di un meticciatto subito immo[rta]lato dall’architettura... il processo di ridefinizione della realtà urbana fa della città un complesso organismo vivente, un corpo gonfio e pulsante in cerca di nuova linfa vitale, meglio: di una nuova filosofia di vita. Organizzazione, sviluppo (culturale ed economico), potenziamento delle infrastrutture, ottimizzazione, sono alcuni degli obiettivi volti a migliorare la qualità del vivere quotidiano; presupposti che vanno a intaccare l’equilibrio al quale siamo abituati. Non fa eccezione la stessa Reggio Emilia che negli ultimi anni è stata coinvolta in diversi progetti, tra cui l’alta velocità e il polo universitario, ma anche opere pubbliche, rotonde stradali e ristrutturazioni di edifici, strade, piazze, che hanno in parte trasformato la città, connotandola di aspetti diversi. Nuovi flussi migratori hanno inoltre dato il via a meccanismi di aggregazione e fenomeni di riorganizzazione, centri di culto, supermarket orientali, call center, etc, luoghi che fino a poco tempo fa era impensabile trovare nel nostro territorio. E poiché le città rispecchiano la società (di fatto l’architettura e l’urbanistica cercano di conciliare le tecnologie con le culture vigenti), assistiamo a un’ulteriore riformulazione delle nostre esperienze quotidiane. Nei limiti della collocazione geografica, lo scenario attuale finisce per coinvolgere tanto le forme quanto i destini (ci fornisce cioè un’escatologia della società del futuro). Tutti questi aspetti modificano la percezione stessa della città e con essa le abitudini, gli usi, i costumi. Mentre assistiamo alle co[ntra]stanti trasformazioni dell’habitat/habitus civico, tredici artisti contemporanei ci presentano una personalissima riflessione sulla città attraverso la realizzazione di video con cui documentano le loro azioni in contesti urbani, sollecitati da eventi di portata sociale, disordini edili, o più semplicemente da una riappropriazione degli spazi pubblici. Non a caso le opere sono state realizzate in alcune delle principali capitali mondiali, New York, Londra, Barcellona, Milano, Berlino, Bogotá, metropoli che da tempo vivono situazioni legate alla globalizzazione di massa, il ché comporta processi d’integrazione e metamorfosi di carattere architettonico. Proporre esempi di metropoli che hanno già vissuto questi fenomeni ci può aiutare a capire quello che succederà e quello che sta già succedendo. In quest’ottica la rassegna intende presentare progetti collettivi e autori provenienti da realtà internazionali assai diverse, i quali interpretano la città non più solo in virtù della sua forma-funzione ma intendono servirsene come un vero e proprio linguaggio, un mezzo, un tema, uno sfondo su cui lavorare. What Happens? è quindi un percorso all'interno delle pratiche artistiche che hanno fatto dell'interpretazione della vita nel territorio, nel sociale, nel politico, la loro materia prima.

ARTSTI INVITATI Alterazioni Video, Francisco Blanes, Carolina Caycedo, Costantino Ciervo, Jordi Colomer, David Cotterrell, Dionis Escorsa, Michael Fliri, Allard van Hoorn, Renata Lucas, Rotorrr, Lee Walton, ZimmerFrei.

ALTERAZIONI VIDEO è un collettivo di cinque artisti (Paololuca Barbieri Marchi, Alberto Caffarelli, Matteo Erenbourg, Andrea Masu e Giacomo Porfiri), nato a Milano nel 2003. Come una rete d’azioni, un progetto di comunicazione, a volte di disturbo, opera attraverso work-in-progress e installazioni site-specific. Alterzaioni Video sviluppa strade alternative di rivisitazione dei confini fra verità e rappresentazione, fra legale e illegale, nelle loro parole: ”sperimentiamo strategie e situazioni di insinuazione nella realtà che comportano dei rischi, elaboriamo networks paralleli e deformiamo i punti di vista convenzionali”. Il video è dunque il mezzo che usano per testimoniare queste “alterazioni”. Sunny Side, video 'illegale' girato a Milano, nei dintorni del carcere di S.Vittore, in una soleggiata giornata invernale, parla di un atto di disobbedienza come forma di sopravvivenza e della sensazione di impotenza e soffocamento che può dare una prigione.

FRANCISCO BLANES (Bahia Blanca, 1973) è un artista audiovisivo, produttore e promotore di eventi effimeri, realizza documentari e videoclip. Civic è un documentario che analizza ludicamente vari aspetti delle conseguenze della nuova ordinanza sul civismo promulgata dal comune di Barcellona.

CAROLINA CAYCEDO (Londra, 1978) è un’artista colombo-britannica che sviluppa progetti pensati lungo le strade e coinvogle il pubblico in forme di partecipazione. Il suo lavoro è caratterizzato da un interesse particolare nelle strategie di riappropriazione dello spazio pubblico e le conseguenze derivanti. Centrale è l’idea dello scambio, nella creazione di situazioni d’interazione specifiche che fanno emergere nuove dinamiche sociali e culturali. A Bogotà ha organizzato Break Dance Season, un contest di break dance in uno spazio occupato. Attraverso questo intervento ha in un certo modo leggittimato il luogo: con un lavoro di documentazione video ha dato voce all’azione dei partecipanti, altrimenti silenziosa e underground.

La ricerca di COSTANTINO CIERVO (Naples It, 1962 – vive a Berlin) cresce nella sensibiltà ad alcune aree tematiche già ampiamente affrontate dall’artista durante i suoi studi in scienze politiche ed economiche. Questo approcio l’ha portato ad esprimere nel proprio linguaggio creativo alcune specifiche riflessioni sulla contemporaneità. Ad esempio sulla globalizzazione, sugli ultimi sviluppi della scienza, della tecnologia o della ricerca genetica, sulle rivoluzioni nell’informatica e nella comunicazione, sulla complessità delle relazioni umane. In quest’occasione presentiamo Cogito Ergo Sunt, un viaggio del 1997 attraverso una città-cantiere, Berlino, un viaggio documentario e un manifesto delle opinioni dell’artista sulla globalizzazione e le sue conseguenze.

JORDI COLOMER (Barcellona, 1962, vive fra Barcellona e Parigi); lavora con interventi e installazioni dense di reminescenze di azioni anarchiche, adotta un linguaggio rivoluzionario che sovverte le comuni relazioni fra architettura, urbanismo e controllo sociale. Anarchitekton è il titolo generico di una serie di video realizzati come un work-in-progress. Barcellona, Bucarst, Brasilia, Osaka sono le prime tappe di questo tragitto. Sono video installazioni che mettono in scena l’architettura e le città contemporanee come un decoro imponente e fittizio al tempo. Un personaggio singolare, Idroj Sanicne, percorre le città contaminando le vie di finzione. I modellini d’immobili che brandisce sono una sorta di stendardi grotteschi, delle provocazioni utopiche, delle bandiere di dubbia e discussa libertà.

Il lavoro di DAVID COTTERRELL (Londra, 1974) non si può definire per mezzo della segnalazione dei materiali usati o di media abituali. David è un artista che progetta installazioni, servendosi di video, audio, media interattivi, intelligenza artificiale, programmazione e tecnologie ibride. Il suo è un lavoro in variazione, multiforme, legato all’azione ed alla considerazione in situazioni puntuali, specifiche. In generale, può essere considerato un discorso di riflessione sulle storie umane, in tensione fra un’attitudine nostalgica e romantica, e un freddo ironico commento politico. Maestro ne è un esempio, esplicita questa contraddizione ad un incrocio di Shanghai. Shangri-la celebra i sobborghi londinesi del 1930, la vistosa e pacifica lotta degli abitanti per asserire la loro identità dentro i rigidi parametri di terrazze e case prodotte in serie.

DIONIS ESCORSA (Tortosa, Tarragona Es, 1970 – vive a Barcellona) è alla ricerca di modi non lineari e rizomatici per narrare la vita umana, politica e sociale. Room Service for Bombed Buildings è un progetto di recupero dello spazio e della memoria in aree colpite dalla guerra. A Belgrado, anni dopo i bombardamenti della NATO, alcuni edifici offrono ancora lo stesso volto distrutto, testimonianze degli eventi accaduti. All’interno di uno di essi, le stesse donne che un tempo s’incaricavano della pulizia e il mantenimento, si riuniscono di nuovo per fare lo stesso lavoro, come se il tempo non fosse passato…

MICHAEL FLIRI (Silandro-BZ, 1978) è un performer e video artista. Spesso ricorre alla metafora degli animali – la gallina, la pecora, il maiale – che in una sorta di performance pregressa sviluppano diverse aree semantiche che scivolano dall’ironia alla simbologia. Tutti i suoi lavori video sono frutto di un intervento performativo che coinvolge l’artista in prima persona con la propria presenza. Le riprese avvengono alla maniera della documentazione, rientrano cioè nel filmato convenzionale della performance, tutto però viene svolto ed eseguito una sola volta. In This round is on me, in una campagna desolata con il cielo fittamente grigio, si vede Michael in versione uccello punk che si costruisce attorno un nido, un uovo che lo ingloba e dal quale dovrà riuscire a liberarsi. Un processo evolutivo all’inverso: nell’era contemporanea della complessità, l’uomo di Michael Fliri torna allo stato animale.

ALLARD VAN HOORN (Leiden NL, 1968 – vive a Barcellona) usa un linguaggio visivo fatto di segni, simboli e demarcazioni che indicano vie alternative nella società contemporanea. Interviene all’interno dello spazio pubblico con un codice visivo che evolve in cooperazione alle persone con cui lavora. Sviluppa ed ha realizzato progetti con diverse comunità locali in vari punti del mondo, sempre sperimentando nuove situazioni ed interazioni. E’ un viaggiatore instancabile, ambasciatore di un pensiero verso una miglior comprensione delle possibilità di co-esistenza nel nostro pianeta. I video su Urban Mandala documentano un lavoro atto a creare un sistema aperto in cui le persone possano costruire un loro linguaggio grafico, inventare i propri simboli. Invita ad un atto di creazione, per un’attitudine libera e positiva, tesa al cambiamento costruttivo.

RENATA LUCAS (Riberao Preto, 1971 – vive a San Paolo) sviluppa proposizioni che alterano l’ordine interno dei luoghi in cui opera, con il tentativo di comprendere e vagliare le possibili relazioni che si stabiliscono fra lo spazio e un corpo occupante. La ricerca dell’artista inizia spesso dall’antinomia fra contenuto e contenitore. In Barulho de fundo, il contenitore è un edificio immenso di trenta piani, non finito a causa di complicazioni finanziarie, abbandonato. Le telecamere di sorveglianza piazzate all’interno mostrano però la presenza di elementi inaspettati. Esseri fuori habitat, in insolita cattività, si muovono nello spazio gigantesco e vuoto, accompagnati da un fantasmagorico silenzio di fondo.

ROTORRR, fondato nel 2001 da Vahida Ramujkic (1973, Belgrado) e Laïa Sadurní (1973, Barcelona), è il cuore di una macchina che manda impulsi e idee alla società. Rotorrr ri-questiona domini conosciuti dello spazio e del tempo, lavora allacciando i codici di due sistemi, quello fisico, inteso come mondo reale, e quello informatico, virtuale, inteso come cyber spazio. Crea un tutto unico all’interno del quale applica le regole di un sistema all’altro e viceversa, aprendo nuovi legami e punti di partenza per l’esplorazione e l’avventura. Alt Terrats fa parte dell’esplorazione “aerea” di Rotorrr, è la storia di un itinerario attraverso il territorio sopraelevato del quartiere gotico di Barcellona: i suoi tetti, una terra privata, inusuale e sconosciuta.

LEE WALTON (Walnut Creek, CA, US 1974 – vive fra Brooklyn e San Francisco) è un Esperienzialista, i suoi progetti e performances sono giocosi, divertiti, ma pianificati nei dettagli, in interazione con il mondo che li circonda. Serendipita, inaspettata combinazione di ruoli e probabilità, il lavoro di Walton è sempre raffinatamente calibrato, elabora concetti mirati, profondamente attenti ai patterns quotidiani della vita contemporanea delle città. Recentemente, Walton sta esplorando molte questioni, dall’idea di città come pianificazione abitata di prevedibili e ripetitivi elementi architettonici, all’attenzione più astratta circa le composizioni spaziali. Western Shift è un percorso di piccole interazioni, di forme in divenire, attorno al complesso misto di warehouse occupate da artisti e abitazioni povere di Moganshan Rd. a Shanghai.

ZIMMERFREI è un gruppo di artisti che ha sede a Bologna. Nato nel 1999 da Anna Rispoli, Anna de Manincor e Massimo Carozzi, agisce tra il territorio della performance e quello delle arti visive, producendo opere di vario formato: installazioni sonore e video, ambienti, workshop, performance, oggetti e prototipi. In Panorama_Roma, Piazza del Popolo è stata scelta come snodo pedonale di impiegati, commesse, turisti e prelati. In questo set naturale a pianta ellittica la camera, come la lancetta di un orologio, compie una rivoluzione di 360° in 60 minuti. Il lavoro sperimenta un flusso temporale extra-ordinario: le riprese di 8 ore sono state accelerate con un rapporto di 1:20, fino ad ottenere 24 minuti di video compresso. Lo sguardo della macchina scopre man mano il profilo del sito incontrando, accanto agli ignari passanti che sfrecciano precipitosamente, strani esseri narcolettici che dormono, guardano, fumano, abitano l’architettura e lanciano segnali misterici. I performer si muovono in un paesaggio temporale parallelo di cui sperimentano la dimensione della permanenza. Questo scorrere è carico di presagi e di visioni: altre possibilità di vita si manifestano.

LIVELLI INVISIBILI, CITTA' ELETTRICHE “Le torri della città si stirano in ogni direzione, le metafora di base è un’infinita onnidirezionale compressione urbana. Umanità senza fine….città, strade, per giorni all’infinito”. Ogni città cresce e si sviluppa attraverso la dimensione spaziale: case, palazzi, giardini, strade; e attraverso la dimensione temporale: il tempo che ci mette l’uomo a costruire e trasformare, disfare e ricostruire, rifacendo continuamente ciò che esiste già. Cos’è l’urbanizzazione, se non il risultato dell’espressione umana in relazione allo spazio e al tempo? Il tempo sembra oggi aver conquistato innegabile rilevanza; se Fernand Braudel scrisse “Ogni civiltà, vasta o meno, può sempre essere localizzata in una mappa, discutere di civilizzazini equivale sempre a discutere di spazio, terra e confini”, oggi, le mappe sfumano e i limiti geografici sono in parte collassati. L’ultima fetta di terra acclamata da un stato nazione è stata inghiottita nel 1899. Il nostro è il primo secolo senza terre inesplorate, senza confini da oltrapassare. Il tempo ha testimoniato la volontà umana, fatta di potere e idee che incessantemente cambiano la faccia delle città, rivelandone i paradossi e gli esiti dello sviluppo, laddove l’artificiale diventa realtà. Le città crescono con il flusso delle persone e le loro economie, come spazi fabbricati ed accelerati, basati preminentemente attorno alla trasformazione del capitale. Nelle metropoli di oggi vediamo strade che hanno un significato fintanto che il momento presente sostiene l’occorrenza del progetto; fino a che qualcuno le vuole in quel modo, e urbanisti e architetti sono al lavoro. Una versione della realtà viene commerciata, scambiata con un’altra, come il progetto per il parco cittadino, rimpiazzato dall’ennesimo centro commerciale. Spesso, ai margini, negli spazi di mezzo fra un quartiere chic e la piazza di ritrovo, fra i luoghi d’attrazione turistica e la business city, i soldi svaniscono, i progetti si arrestano, le strade finiscono, e iniziano le favelas, dispiegando gli invisibili livelli nascosti di un’altra realtà, un’altra condizione urbana. E’ soprattutto in questi luoghi ancora indefiniti, nel degrado o nell’abbandono, che si giocano le più grosse partite di speculazione immobiliare e di trasformazione delle città, il più delle volte i progetti vengono imposti dall’alto. Nuovi e puliti progetti di riordino che sembrano volersi costruire sui precedenti livelli di civilizzazione, a volte cancellandone le tracce, sovrapponendo moduli monotoni e indistinti, frammenti sempre simili, variazioni prese a prestito da una città ideale, sicura, organizzata, perfetta. Le megalopoli di oggi, edificate velocemente per stratificazioni ulteriori, rischiano di non poter mostrare la loro storia, sono costrette a raccontarla soltanto verbalmente, a viverla giorno per giorno. Del resto, è proprio la vita di una città, l’effetto aggregato dell’interazione umana, ad evadere costantemente ogni pianificazione; la ricerca del controllo sui vari elementi del pulsare cittadino s’incontra costantemente con il caos e il disordine, quali aspetti naturali della molteplicità. Il molteplice misura la realtà dell’esperienza, in ricombinazioni di forme, ci insegna la maniera in cui guardare il mondo, e ci mostra che le città hanno miriadi di riflessi. I livelli invisibili delle città sono qui rappresentati compositamente nelle varie interpretazioni di diversi artisti. Alcuni scavano l’artificialità del paesaggio urbano cercando una dimensione alternativa, un punto di vista nuovo che insinua il dubbio sul’ordinarietà del nostro vivere lo spazio, trovando una dimensione di maggior carica emozionale; altri propongono un’esplicita riflessione usando il documentario per rivelare aspetti poco esplorati. La rassegna intende mostrare come i processi creativi possono insegnare la molteplicità, terreno di lavoro della varietà di interpretazioni del reale cittadino. Gli artisti enfatizzano il gioco costante della differenza. Vari livelli di civilizzazione sono combinati e ricombinati, interconnessi in nuove relazioni, permeati da emanazioni intersecanti e trasmissioni di vita, pulsanti d’informazioni. Livelli sottostanti la superficie ordinaria delle città formano una struttura rizomatica. Scene differenti, riflessi e alterazioni sono rappresentate nell’area espositiva, un composito di simultanee esistenze e risultati creativi che illuminano similitudini inaspettate in divenire. Attraverso parallele e molteplici dimensioni, lo spazio ospita una città immaginaria, una città che respira e si trasforma, un sistema aperto in interazione. Barcellona, Roma, Shanghai, Londra, New York, Osaka, Milano, San Paolo, Bogotà, sono le città interpretate dagli artisti invitati.

Pressetext

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WHAT HAPPENS?
Dispari&Dispari Project
Ort: Location Industriale, Via V.Monti 25, Reggio Emilia
Kuratoren: Andrea Sassi, Margherita Salmaso

mit Francisco Blanes, Carolina Caycedo, Costantino Ciervo, Jordi Colomer, David Cotterrell, Dionis Escorsa, Michael Fliri, Allard van Hoorn, Renata Lucas, Lee Walton, Rotorrr , ZimmerFrei