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Il 18 novembre lo spazio Viafarini inaugurerà la prima personale dell’artista tedesca Katharina Grosse in Italia. L’artista, nata nel 1961, vive e lavora tra Düsseldorf e Berlino. E' una delle pittrici dell'ultima generazione che ha ottenuto più riconoscimenti a livello internazionale.

Katharina Grosse si appropria dello spazio espositivo sottolineandone e contemporaneamente trascendendone la struttura architettonica attraverso la forza dei colori e l’energia della tecnica impiegata. Catturata dall’irrefrenabile desiderio — o istinto — di modificare e alterare un ambiente, Grosse gli dona una nuova configurazione estetica e un’inedita valenza cognitiva.

Le sue visioni spaziali non sono intese come folgorazioni — come qualcosa di avulso da cui essere rapiti — ma come conseguenze logiche di un vissuto che si manifesta e di cui non si riescono a cogliere tutti i passaggi. È come se l’artista inseguisse costantemente il suo lavoro e gli fosse sempre alle spalle. Grosse dialoga e rincorre la materia pittorica per esprimere la sua visione; per estendere la sua esistenza (per questo il suo lavoro ha valenza performativa); per tradurre spontaneamente (per questo utilizza la pittura a spray) le sue elaborazioni mentali; per andare oltre l’esperienza della realtà e per trascenderla.

Ogni intervento è assolutamente site-specific, ma è anche continuazione del precedente e punto d’avvio del successivo. La sua produzione può essere intesa come una saga all’interno della quale ogni tappa è progetto e risultato. Si tratta di un movimento senza fine in cui l’assenza di forma e la dissoluzione dei contorni non sono una meta ma un incidente.

È difficile prevedere come l'artista si comporterà nello spazio: se lo invaderà integralmente o se il suo intervento si concentrerà su alcuni angoli strutturali; se il lavoro esprimerà concentramento o dispersione, focus o caos, e in che modo queste energie verranno elaborate.

È verosimile sostenere che in Viafarini l'installazione pittorica di Grosse potrà essere vista anche dall'esterno dello spazio, grazie alle sue ampie finestre, e che saranno quindi possibili due prospettive visive: l’una parziale ma suggestiva, l’altra integrale e maggiormente coinvolgente.

Ciò che è certo è che Grosse, grazie alla collaborazione di Edra, aggiungerà un ulteriore elemento al suo lavoro: la quotidianità della vita. L'installazione pittorica infatti si articolerà inoltre al di sopra di una dimensione intima e quotidiana, vero fulcro del lavoro: un letto disfatto, degli indumenti di vestiario comune e una pila di libri accatastati diverranno un'ulteriore superficie pittorica e nuova realtà su cui applicare l'energia dei colori.

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If Music No Good I No Dance
Katharina Grosse
Kurator: Milovan Farronato